Adolescenti a scuola

Preadolescenza: la terra di mezzo

È pensiero comune quello di non dare il giusto riconoscimento alla preadolescenza come peculiare fase dello sviluppo, che merita invece di essere descritta con una propria specificità.

Spesso, infatti, si sente parlare del fatto che i tempi dell’adolescenza si siano anticipati e gli adulti, di fronte alle prime avvisaglie di cambiamento, tendano già a considerare il figlio come un adolescente e a trattarlo di conseguenza.

Tuttavia, lavorando con i soggetti in età evolutiva, è possibile verificare che dai 10-13 anni per le femmine e dagli 11-14 per i maschi, vi sia la presenza di alcuni cambiamenti e caratteristiche di grande interesse, che delineano un momento della vita la cui l’aspetto principale pare il “non essere”.

Il preadolescente infatti non è più un bambino, ma non è ancora a pieno regime un adolescente; tutto quello che lo riguarda ruota intorno ai cambiamenti e all’incertezza del non più, ma non ancoraegli si trova ad errare in una terra di mezzo tra infanzia e adolescenza.

Quali caratteristiche delineano la preadolescenza?

Verso i 10 anni per le femmine e gli 11 per i maschi inizia la pubertà, cioè quella fase dello sviluppo in cui da un punto di vista biologico avvengono i cambiamenti corporei che portano progressivamente alla maturità sessuale, mentre da un punto di vista psichico si avvia la definizione della propria identità di genere. 

Nella pubertà si assiste a modificazioni di tutto l’organismo, si sviluppano i caratteri sessuali secondari: nei maschi cambia la voce, compare la peluria, aumenta la massa muscolare, si sviluppano genitali; nelle femmine si sviluppa il seno, compaiono la peluria e le prime forme. Il corpo inizia a decretare una verità impossibile da negare: l’identità di genere.

Gli ormoni a questo punto generano una cascata di cambiamenti: nei maschi aumenta la produzione di testosterone che agisce sull’aggressività; nelle femmine aumenta la produzione di estrogeni. Questo spiega come mai nei maschi preadolescenti si assista ad un aumento dei sintomi come aggressività e comportamenti dirompenti, agiti verso l’esterno, mentre nelle femmine vi è un aumento di sentimenti internalizzanti, come la tristezza. Nei maschi tutto viene spostato fuori, nelle femmine tutto accade dentro.

Questo marasma di cambiamenti prende vita in modo sotterraneo ed è accompagnato da un movimento psichico difficile da spiegare: la mente e le parole non sono ancora in grado di definire ciò che sta accadendo, di indirizzare e controllare tutti questi sentimenti, emozioni, sensazioni; tutto è nuovo, diverso, mutevole, incomprensibile.

Se l’adolescente si domanda che tipo di uomo o donna vuole diventare, il preadolescente è un passo indietro ancora e si interroga invece su quella che sente essere la sua identità sessuale e sui suoi significati. Egli deve fare i conti con l’abbandono delle rassicuranti idee infantili e aprirsi a possibili nuove appartenenze e farà questo, in primo luogo, scrutinando il suo essere simile o diverso dai suoi pari e valutando la sua appartenenza o esclusione da nuove categorie, diverse da quelle provenienti dal mondo famigliare.

Con chi si confronta il preadolescente?

Se entriamo in una scuola secondaria di primo grado non è infrequente osservare una caratteristica particolarmente evidente: maschi e femmine si aggregano in due gruppi differenti e contrapposti per genere. Questo fenomeno, fisiologico e strutturante, viene spesso dagli adulti poco compreso e talvolta persino osteggiato, in quanto è interpretato come un segno di difficoltà nel rapporto tra i due sessi, con la conseguenza di spingere i ragazzi ad una maggiore promiscuità.

Come abbiamo già detto, compito fase specifico della preadolescenza è scoprirsi uguali o diversi dall’altro simile a sé, con il fine di appropriarsi della propria identità di genere; la spontanea aggregazione per sesso, pertanto, è uno degli strumenti più importanti che permette ai giovani ragazzi di affrontare il tema cruciale della propria appartenenza sessuale.

Posto basilare viene occupato dall’amica/o del cuore con il quale fare esperienza di rispecchiamento e iniziare a stringere legami completamente differenti da quelli creati nell’infanzia e con attributi che non verranno mai più replicati in altre fasi della vita. L’amico rappresenta una sorta di alter-ego e svolge una duplice funzione. 

Innanzitutto, permette il passaggio tra il mondo degli affetti infantili e il mondo sconosciuto che si apre davanti; l’amico del cuore ha una funzione di transizione, che rende meno difficoltosa la separazione dai genitori. Il preadolescente, infatti, può vivere con ambivalenza questo momento: muovendosi tra il desiderio di sperimentare la nuova autonomia e quello di vicinanza alle persone che ama e da cui è dipesa finora la sua sicurezza. Per tale ragione accade che assistiamo a momenti in cui il ragazzo manifesta comportamenti contradditori: da un lato sperimentando sensazioni di euforia ed entusiasmo per il nuovo in arrivo e dall’altro malinconia e tristezza per ciò che si deve abbandonare.

Accanto a questo difficile compito che è navigare tra due porti differenti, compare anche la paura legata alla sensazione di una perdita di controllo sul proprio corpo, che la pubertà sta inesorabilmente trasformando. Un corpo che sta assumendo caratteristiche le quali potrebbero anche non corrispondere, non solo alle aspettative che il ragazzo si è fatto di sé, ma anche a quelle che il mondo ha su di lui. In questo senso, l’amico/a del cuore riveste un’altra importante funzione: egli rappresenta un laboratorio sperimentale che consente al ragazzo di confrontarsi intorno al tema dell’identità.

L’amico/a e in generale il gruppo dei pari dello stesso sesso costituisce una fucina in cui attraverso il fare o il parlare insieme, si lavora in modo attivo nella costruzione del proprio sviluppo: sul piacere all’altro e sul piacersi, sui primi innamoramenti, sull’esplorazione fuori dalle mura domestiche, sul mondo interno dei pensieri e delle emozioni; l’amico/a condivide, commenta, dà coraggio, dà significato.

Quali rischi incontra il preadolescente?

Come abbiamo già detto il corpo di un preadolescente rappresenta il luogo delle trasformazioni e dei nuovi affetti. Uno dei maggiori rischi che il giovane ragazzo può correre di fronte a questi cambiamenti è che la sua mente arrivi in ritardo rispetto a ciò che sta avvenendo nel corpo. Nella preadolescenza infatti la mente e i pensieri sono quasi sempre indietro rispetto al corpo; il maggiore rischio è rappresentato da un’eccessiva rottura tra la trasformazione fisica e l’aggrapparsi agli aspetti dell’infanzia. Tutto questo è reso ancora più difficile dal fatto che la mente del preadolescente non è ancora in grado di dare significato a tali tramutazioni; effettuare simbolizzazioni, fare riflessioni, elaborazioni, astrazioni sul significato del proprio sviluppo e sul vissuto del corpo è veramente complesso a quest’età. Per tale ragione è necessario sostenere il giovane nell’oscillazione tra i porti della fanciullezza e dell’adolescenza, piuttosto che avvallare una rigida presa di posizione rispetto ad una delle due configurazioni.

Un altro effettivo rischio si concretizza nella difficoltà di accedere al cambiamento. I ragazzi, posti a confronto con i valori propri della loro identità di genere e con la capacità di incarnarli adeguatamente (per i maschi un ideale maschile prestativo e vincente, per le femmine un ideale dai connotati corporei ben definiti) potrebbero essere facilmente esposti al dolore narcisistico del fallimento. Ciò causerebbe due traiettorie di rischio che si trovano ai due poli opposti di uno stesso continuum:

Nel primo caso si verifica un rallentamento o freno al cambiamento, dove i ragazzi rifuggono il corpo e le sue trasformazioni, rifugiandosi nella mente dell’infanzia; la mente è chiamata a portare ordine e controllo. A questo polo possiamo trovare specifiche sintomatologie: ritiri sociali, virtualità, disturbi alimentari, gesti autolesivi.

Nel secondo caso, invece, si verifica un’accelerazione e un iperinvestimento nel cambiamento; i ragazzi allora promuovono l’appertenenza di genere esasperandone i tratti, in modo da riflettere sempre più quelle caratteristiche che le aspettative sociali richiedono, ad esempio investendo in versioni femminili e maschili estreme ed adultizzate. Non è raro trovarsi di fronte a comportamenti quali: incontenibilità pulsionale, agiti trasgressivi, sperimentazioni precoci e fughe da casa.

Di fronte a questi rischi è necessario aiutare i ragazzi a trovare la propria strada e gli adulti in questo rivestono un ruolo molto importante.

Nel prossimo articolo vedremo in che modo gli adulti possono aiutare i giovani nel far fronte ai rischi fase-specifici della preadolescenza.

Per leggere il prossimo articolo Preadolescenza: il ruolo degli adulti clicca qui

Bibliografia

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Leonelli L., Campari E.(2004): “La preadolescenza”in: Maggiolini A., Pietropolli Charmet G. Manuale di psicologia dell’adolescenza: compiti e conflitti, Franco Angeli, Milano 

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